lunedì 24 settembre 2007

MINERALIA.


Storie di minerali e riflessi di cristalli
al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino


Il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino organizza, fino al 6 gennaio 2008, “Mineralia. Storie di minerali e riflessi di cristalli al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino” una mostra per scoprire i segreti più appassionanti del meraviglioso mondo dei cristalli realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino (Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche) e il Politecnico di Torino (Dipartimento di Scienze dei Materiali e Ingegneria Chimica).

Per qualità e quantità di campioni esposti è la più importante mostra mineralogica realizzata a Torino dal dopoguerra ad oggi.

La mostra è curata dal Dott. Lorenzo Mariano Gallo, Conservatore della sezione di Mineralogia, Petrografia e Geologia al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, coadiuvato dai Proff. Alessandro Delmastro (Politecnico di Torino), Giovanni Ferraris (Università di Torino e componente del Comitato Scientifico del MRSN) e Emanuele Costa dell’Università di Torino.

L’esposizione, di rilevanza internazionale, proporrà ai visitatori oltre 900 reperti scientifici, provenienti da tutti i continenti, di ogni forma e colore.

Nell’esposizione da segnalare le collezioni piemontesi provenienti dalle miniere della Valchiusella (Traversella e Brosso), dell’Ossola e delle Valli di Lanzo che documentano la notevole varietà mineralogica del Piemonte.
In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo redatto dal curatore della mostra Dott. Lorenzo Mariano Gallo, conservatore del MRSN.

La mostra rientra nel progetto “planetearth 2008”: il 2008 è stato proclamato Anno Internazionale del Pianeta Terra dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Scopo del progetto è quello di mostrare il modo in cui le Scienze della Terra possono aiutare le generazioni future a comprendere i cambiamenti del nostro pianeta e a creare un mondo più sicuro e prosperoso.

3DIGA VAJONT - MOSTRA MULTIMEDIALE SUL VAJONT DI OGGI


Il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino organizza, fino al 6 gennaio 2008 la mostra fotografica stereoscopica “3Diga Vajont”. Questo tipo di visione in stereoscopia serve a rendere il senso della tridimensionalità proiettando, con fasci di luce polarizzata, coppie di immagini diverse che, grazie a speciali occhiali con lenti polarizzate, vengono combinate in un’unica vista riuscendo così a far risaltare le immagini proposte con un approccio spettacolare, coinvolgente e a forte impatto emozionale.

L’esposizione presenta una serie di foto sulla diga, sul torrente Vajont, sulla valle del Piave e sugli abitanti che ancora vi sono e che vivono in questa realtà. La diga è indagata, proponendo punti di vista inediti, con fotografie aeree stereoscopiche e un raro filmato sulla diga in costruzione. Innovative tecnologie per il rilievo ambientale (laser scanner) hanno permesso di ottenere immagini che restituiscono chiaramente forma e proporzioni della diga, della frana e della valle, permettendo di cogliere, in una vista simultanea “in trasparenza”, elementi normalmente nascosti.

La mostra curata da Erminio Paolo Canavese e Marco Tonon si articola in cinque nuclei tematici.

Diga e cunicoli e gallerie, cemento, acqua e buio e luce; il senso di una macchina straordinaria che lungi da essere un alibi o semplice memoria è monito e occasione per riflettere.
Il Toc la montagna spezzata, la frana, le valli del Piave e Vajont, il tutto in stereoscopia e ripreso da un elicottero. In questo modo diventa più facile capire il paesaggio che si apre ai nostri occhi.
Alberi lembi del bosco vecchio, scesi con la frana e a questa sopravvissuti, si sono trovati abbattuti, prostrati, sghembi. Ora, dopo quarant’anni, hanno riportato le radici verso il centro della terra, forme nuove inattese: è la disperata volontà di vivere. Alberi come uomini: continuità di vita.
Erto e Casso paesi di sasso, case vuote anche se risparmiate dall’onda mortale. Pavimenti di case scomparse, persone che ancora ci sono vi si aggirano. Sono pochissimi, sono ancora al lavoro.
Rilievo con laser scanner. La diga che non può essere abbandonata visibile come nessuno l’ha vista, grazie alla scansione laser che ha permesso la realizzazione di un modello tridimensionale.



Vajont è il nome del torrente che scorre nella valle di Erto e Casso per confluire nel Piave, davanti a Longarone e a Castellavazzo, in provincia di Belluno.
La sera del 9 ottobre1963, anno del disastro, alle 22.39, la diga del Vajont esplose provocando una frana dalle dimensioni gigantesche del Monte Toc nel lago artificiale. Una massa compatta di oltre 270 milioni di metri cubi di rocce e detriti furono trasportati a valle, in un attimo scese lungo la valle stretta, preceduta da un tremendo spostamento d’aria; tutta la costa dal Toc, larga quasi tre chilometri, costituita da boschi, campi coltivati ed abitazioni, affondò nel bacino sottostante, provocando una grande scossa di terremoto.Il lago sembrò sparire e al suo posto comparve un’ enorme nuvola bianca: una massa di acqua dinamica alta più di 100 metri, contenente massi dal peso di diverse tonnellate. La forza d’urto della massa franata creò due ondate. La prima a monte,dove l ’abitato di Erto fu risparmiato per pochi metri ma furono spazzate via altre frazioni tra cui Frasegn Le Spesse, Cristo, Pineta, Ceva, Prada e ancora altre. La seconda si riversò verso valle superando lo sbarramento artificiale precipitando nella vallata sottostante con una velocità impressionante. Il greto del Piave fu raschiato dall’onda che si abbattè con inaudita violenza su Longarone. Tutto fu sommerso dall’acqua e, quando l’onda perse il suo slancio andando ad infrangersi contro la montagna, iniziò un lento riflusso verso valle, un’azione non meno distruttiva, che scavò in senso opposto alla direzione di spinta. Casso fu investito solo parzialmente. La stima più attendibile è, a tutt’oggi, di 1910 vittime. Ora Longarone e i paesi colpiti sono stati ricostruiti ma la tragedia che si è consumata è tra le più grandi che l’umanità possa ricordare.

In questi ultimi anni sono stati girati dei film e performance teatrali, tra questi ricordiamo quello di Marco Paolini e di Renzo Martinelli.


SEDE: Museo Regionale di Scienze Naturali, via Giolitti 36, Torino
ENTE ORGANIZZATORE: Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino,
PERIODO: 22 SETTEMBRE 2007 – 6 GENNAIO 2008
INAUGURAZIONE: VENERDI’ 21 SETTEMBRE ORE 17.00

ORARIO: 10.00 – 19.00 tutti i giorni, chiuso il Martedì
INGRESSO: € 5.00 INTERO, € 2.50 RIDOTTO
INFORMAZIONI: Tel. 011.432. 6354

Collage/Collages, dal Cubismo al New Dada


GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
9 ottobre 2007 – 6 gennaio 2008



Nell'ambito di un ciclo di progetti espositivi dedicati all'arte del Novecento, introdotto dalla mostra internazionale Metropolis. La città nell'immaginario delle avanguardie 1910-1920 che ha ottenuto un ampio consenso di visitatori e di critica proponendo un percorso filologicamente rigoroso, la GAM - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino organizza una seconda esposizione dal titolo Collage/Collages dal Cubismo al New Dada, a cura di Maria Mimita Lamberti – docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Torino –, Maria Grazia Messina – docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Firenze - e Pier Giovanni Castagnoli, Direttore della GAM.

Questa mostra intende proporre al pubblico una lettura storica della tecnica del collage, nata dalla sperimentazione di Pablo Picasso e Georges Braque e largamente accettata dalle altre avanguardie, dai futuristi italiani ai dadaisti, come il mezzo più immediato e coerente per partecipare alle tensioni polemiche della contemporaneità. Partendo da questa premessa il percorso attraverserà la vicenda artistica del XX secolo, dagli anni Dieci ai primi anni Sessanta, per verificare la fecondità e la tenuta espressiva di una tecnica in apparenza banale e fragile ma in realtà disponibile a sofisticate diffrazioni di significati: dalle provocazioni dada alle impertinenze surrealiste, fino alle contaminazioni linguistiche più recenti, su uno scenario progressivamente ampliato dall'Europa agli Stati Uniti.

Il sottotitolo dal Cubismo al New Dada ne ribadisce l’ ampio arco cronologico, testimoniato dalle più di 160 opere in mostra: si inizia con preziosi papier collé di Picasso (dal Museum Berggruen di Berlino e dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia), Braque (un papier collé dall’Ulmer Museum di Ulm), Gris (prestiti dalla Fundació Telefónica di Madrid), per offrire poi una ragionata e varia sequenza dei maggiori artisti italiani del futurismo, come Carrà (con tre capolavori: la Composizione con testa femminile del Museo di Stato Pushkin di Mosca, Il fanciullo prodigio del MART di Rovereto, Il fiasco di collezione privata), Severini, Balla, Sironi, Soffici , Prampolini sino alla svolta documentata nel collage metafisico di De Pisis e in quello, raro e poco noto, di Alberto Savinio.

Il nucleo centrale raccoglie le provocazioni dadaiste di Max Ernst, Hannah Hoech, Grosz e Dix, intorno a un’ampia scelta di collage di Schwitters tra i quali Merz 1 B, Bild mit Rotem Kreuz della Deutsche Bank Art Collection di Francoforte (a cui è accostato un frottage di Paul Klee “C” für Kurt Schwitters), le esperienze costruttive (fra gli altri gli Arp, Hans e Sophie, Alberto Magnelli), aprendo poi alla variegata presenza surrealista, intrisa di rispondenze letterarie, di Breton, Penrose, Karel Teige ed ancora Mirò, Ernst, presente anche con edizioni rare dei romanzi-collage La Femme 100 têtes e Rêve d’une petite fille qui voulut entrer au Carmel.

La sequenza finale del ventennio postbellico è ricca di sorprese, volendo verificare l’ampliarsi delle possibilità linguistiche nate dal collage: le carte ritagliate di Henri Matisse (dal Danske Kunstindustriemuseet di Copenhagen),gli strappi di Rotella e Villeglé, le ricerche materiche (Burri, Dubuffet, Tàpies) e informali (Motherwell, Appel, Jorn e lo stesso Enrico Baj), sino alle prove sperimentali e di grande impatto visivo delle superfici di Novelli, Afro, Tancredi, Kitaj (dal Museo Boijmans van Beuningen di Rotterdam), di Rauschenberg (con Memorandum of Bids dalla collezione Sonnabend di New York), negli anni in cui debuttano anche Piero Manzoni e Giulio Paolini.

La mostra intende offrire ai visitatori le molteplici applicazioni della tecnica del collage, seguite nella loro singolare evoluzione storica, ma aprendo a un'indagine trasversale, nel confronto diretto di opere di artisti differenti, grazie a una scelta resa possibile dalla collaborazione di collezionisti privati e grandi raccolte museali internazionali. Vi si svolge quindi un ragionamento non solo storico ma specificamente linguistico sul percorso e la molteplicità d’uso del collage, nato come sfida alla pittura, ma sviluppatosi in stretta coerenza con essa.

Il catalogo, edito da Mondadori Electa, contiene saggi di Maria Mimita Lamberti, Maria Grazia Messina, Flavio Fergonzi, Alessandro Nigro e Federica Rovati.